La porta stretta e bassa

Pubblicato: 20/08/2022

Lc 15,22-3

La porta stretta e bassa

L'immagine che prevale questa domenica è "la porta stretta". Si tratta di un messaggio di immediata comprensione. Del resto Gesù parlava in modo sempre comprensibile e usava parabole e immagini alla portata di tutti. Siamo noi, a volte, a complicare ciò  che invece tutti possono comprendere senza grandi didascalie.
A me, personalmente vengono in mente quei luoghi che ho visitato: luoghi sacri in cui ho trovato queste porte piccole e strette.      

Penso, particolarmente a Betlemme, ad esempio, alla Basilica della Natività. Lì, addirittura, si constata che, oltre ad essere stretta è anche bassa, infatti per attraversarla si è costretti ad abbassarsi, almeno ad inchinarsi. Eh sì, noi quando andiamo lì, in quel luogo Santissimo, siamo posti dinanzi al Mistero e dobbiamo abbassarci in segno di umiltà. Il motivo per cui fu ridotta in quelle dimensioni non era propriamente spirituale. L'intento era quello  di evitare con quello  stratagemma, che entrassero invasori, cavalli, cavalieri, eccetera.
Al di là  di quell' intento comprendiamo questa verità di fede:  davanti al Signore, tu devi porti con umiltà e piegare il tuo "ego"; dovresti metterti a disposizione; dovresti osservare la Sua Parola; dovresti onorarLo; dovresti adorarlo.
Solo così potrai essere in grado di passare attraverso quella porta che è Gesù stesso.
La porta stretta, ci dice impegno, disponibilità, ma anche rinuncia, detrazione, "dimagrimento" per essere in grado di passare oltre quella porta.   

Gli "obesi", in senso spirituale, cioè quelli che sono pieni dei loro beni, del proprio orgoglio, della propria sicurezza personale, economica, del proprio potere,  non passano perché sono tronfi, gonfi delle loro cose e non possono passare attraverso la porta stretta.
Un'immagine dunque di immediata comprensione che scaturisce da un iniziale interrogativo posto dai discepoli a Gesù all'inizio di questa pericope evangelica: "Signore chi si salverà? Quanti se ne salveranno?”.
Ma  Gesù non da una risposta diretta ad una domanda dettata soprattutto dalla curiosità. Queste cose a Dio non interessano  e non serve saperle a tutti i costi,  a noi serve sapere piuttosto che dobbiamo  impegnarci ed è per questo che  Egli dice: piuttosto "sforzatevi di passare attraverso la porta stretta". Certo, non è facile.   

Si tratta di una strada difficile perché, come affermava Don Tonino Bello, questo impegno contempera ogni genere di tentazioni e particolarmente la tentazione della delega:  "non stipendiate i lavapiedi, - diceva - così  da evitare la scomodità di certi gesti umili, di certi servizi umili, perché l'unica strada che porta alle Sorgenti della nostra regalità è quella del servizio".
Io ritengo che Don Tonino Bello,  abbia centrato in pieno! Non c'è  altro  modo, cioè la  strada che ci permette di passare attraverso quella porta è la strada dell'umiltà, del servizio, della disponibilità a servire gli altri.
Si salveranno allora, coloro che riusciranno a passare attraverso questa porta.
Sarebbe veramente triste sentirsi dire: "io non ti conosco". “Tu bussi a quella porta, -  dice Gesù - busserai e ti diranno: "io non ti conosco", e tu replicherai, disperato:  "ma come  io ho mangiato con te; ma come, io ti ho servito e quel giorno ho fatto questo, ho fatto quella prolungata preghiera;  ho aiutato quel povero, ecc."  Sì, puo' essere, ma si è  trattato di gesti periferici, isolati che non hanno determinato un cambiamento, sono rimasti in superfice - dirà: " il tuo cuore era altrove  erano altri gli interessi  nella tua vita terrena  ed è per questo che io non ti conosco"!
È triste sentirselo dire dalla Persona che ti ama, no? Magari dopo cinquant'anni che ci stai insieme, dopo tanti anni che vivi accanto a questa persona sentirti dire: "io non ti conosco".
Sì! Puo' succedere realmente perché bisogna ammettere che talvolta anche nelle coppie può accadere che prevalga l'egoismo, il narcisismo, il proprio interesse dinanzi a quello dell'altro, per cui tutto viene vissuto in funzione di questo interesse di fondo.
È  una dinamica che può  intaccare anche i gruppi famigliari,  oltre che le comunità, ed ogni aggregazione  umana.
Quelli che bussano in fondo chi sono?
Gli uomini e le donne di tutti i tempi e luoghi, sicuramente uomini e donne devoti e praticanti, ma purtroppo  hanno sbagliato qualcosa che rovina tutto: vantano un elenco di molte belle azioni compiute per Dio, ma nessuna per i fratelli e le sorelle che vivono accanto a loro; si tratta, è  vero, di atti religiosi, ma che non hanno trasformato la loro vita sul modello di quella di Cristo.
Allora capiamo che non basta mangiare Gesù il, pane vero, non è  sufficiente fare comunioni, occorre farsi strumento di comunione, occorre farsi  pane spezzato per gli altri come Gesù, per essere riconosciuti come discepoli, come quelli che danno visibilità alla vita di Gesù. Turoldo direbbe: "non si può amare Dio impunemente”, senza  pagarne un prezzo in termini di vita donata, impegnata per  il bene del prossimo, anche solo per offrire un bicchiere d'acqua fresca ad un assetato...
“Non è da come uno mi parla delle cose del cielo che io capisco se ha soggiornato in Dio, ma da come parla e fa uso delle cose della terra” (Simon Weil).
Da quella porta possono passare tutti: "verranno da oriente  e da occidente"; entreranno in cielo solo coloro che  hanno preso su di sé la terra degli uomini, da qualunque parte vengano.

Il Signore ci conosce bene, sa che possiamo passare tutti attraverso quella porta e finché siamo in tempo dobbiamo sforzarci e provarci con tutto l'impegno possibile; dimagrire praticamente in modo da passare leggeri e rapidi; dimagrire di tutte quelle cose che appesantiscono la relazione con Dio e con il prossimo.    

Anche a questo livello non si tratta di preservare egoisticamente solo se stessi. Non possiamo pensare solo a noi,  dobbiamo anche sostenere il "passaggio" degli altri.
Qui si può evocare una bellissima immagine di San Francesco d'Assisi che nella sua fanciullezza d'animo, nel suo voler essere piccolo per il Regno, si prendeva cura anche di un piccolo insetto, per dimostrarci che, ogni creatura è  meritevole  dell'attenzione di Dio. Ma anche noi come figli di Dio dobbiamo prenderci cura degli altri e del creato.
La  "Laudato sì" (esortazione di papa Francesco), ci esorta ad avere questo grande rispetto per le cose che il Signore ha creato, sia per la natura che per noi stessi e per gli altri.    

Da San Francesco riceviamo un grande insegnamento - certamente lui più di tutti è  passato attraverso quella porta - e vi è passato spedito perché povero e umile di cuore, proprio come Gesù.

don Alfonso GIORGIO



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