La Santa Famiglia: caduta, contraddizione, Resurrezione

Pubblicato: 30/12/2023
La Santa Famiglia: caduta, contraddizione, Resurrezione

All’ottavo giorno dopo il S. Natale, come per l’Ottava di Pasqua, viene rinnovata la celebrazione del Giorno del Salvatore: il colore bianco campeggia gli spazi liturgici e viene esaltato il Mistero di salvezza che ci è rivelato. Con la Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, che si celebra oggi il giorno di Natale giunge al Suo compimento: le promesse fatte ad Abramo e la fede che ha sostenuto il suo passo trovano risposta in quel bambino che è nato.

L’atteso Messia che doveva venire è tra le braccia di Maria e nella custodia di San Giuseppe: la Santa Famiglia di Nazaret. La liturgia ci invita a lodare Dio per il dono grande della famiglia, alleanza sacra tra l’uomo e la donna e tra le generazioni, segno della fiducia che «il Signore, fedele al suo Patto» (Salmo 104, Responsorio), ha nell’umanità – come sposa  -, cui ha consegnato la trasmissione e la custodia della Vita che Lui è e dà.

Gli anziani «Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele» e la «profetessa Anna», vedova consacrata a Dio, che vive presso il Tempio di Dio «giorno e notte» (Vangelo, Luca 2) riconoscono il Messia bambino, a differenza di certe guide di quel tempo, che invece non lo riconoscono nemmeno dopo tanti miracoli, tanta luce e la stessa resurrezione. Ancora oggi è così, tanta gente riconosce Gesù perché non ha interessi di potere ma solo bisogno di conforto, di aiuto, di consolazione...

Simeone e Anna sono presenti  al momento della Presentazione di Gesù al Tempio e ne  profetizzano l’offerta perfetta che si compirà nella Pasqua e si rinnova, in maniera incruenta ma comunque potente e salvifica, in ogni Eucaristia.

Oggi, Simeone e Anna, due anziani per nulla stanchi e abbandonati a se stessi, ci vengono incontro: sono essi che annunciano il Vangelo, la buona notizia all’intera nostra società. Soprattutto al nostro tempo sono gli anziani a custodire ancora quella fede genuina e autentica che mantiene in vita la presenza della Persona di Gesù tra le generazioni. Essi non chiusero gli occhi sulla loro debolezza, sull’affievolirsi delle loro forze; in quel Bambino di Betlemme trovarono una nuova compagnia, una nuova energia, un senso ancora più profondo per la loro stessa vecchiaia.

Simeone, dopo aver preso tra le sue braccia il Bambino, poté cantare il cosiddetto Nunc dimittis ma non con la tristezza di chi aveva sprecato la vita e non sapeva cosa sarebbe accaduto di lui; e Anna, da quell’incontro ricevette nuova energia e nuova forza tanto da poter “lodare Dio e parlare del bambino” a chiunque incontrava.

Sulla bocca di Simeone si  articola la profezia: “Egli è qui come caduta e risurrezione, come segno di contraddizione”.

Cristo come caduta e contraddizione. Per caduta si può intendere il lavoro che il Messia fa impegnandosi a far de-cadere i nostri piccoli o grandi idoli, e far soccombere il nostro mondo, a volte meschino, fatto di maschere e bugie, mentre contraddice la quieta mediocrità, il disamore per Lui e le idee false di Dio.

Ma Cristo è anche “risurrezione”: è quella forza che mi permette di ripartire quando avverti il vuoto dentro di me e il buio davanti agli occhi. Risurrezione di quella  nobiltà d’animo che è in ogni uomo, anche il più perduto e disperato. Tutti siamo stati fatti ad immagine e somiglianza di Dio.

Caduta, risurrezione contraddizione: sono queste tre parole sintesi pronunciate dal saggio Simeone che, se ci pensiamo, danno un respiro, un senso vero alla vita e aprono nuove possibilità a tutti. Gesù Bambino, apparentemente fragile e bisognevole di cure è pieno di Luce ed ha un “potere” grande per chi lo accoglie perché riesce a farti vedere le cose nel modo in cui le vede Dio.

don Alfonso GIORGIO



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