La "sete" d'amore

Pubblicato: 15/03/2023

Gv. 4,5-42 

La "sete" d'amore

Inizia con questa terza domenica di Quaresima il percorso più propriamente battesimale, si tratta delle ultime tre domeniche improntate che costituivano il quadro di riferimento per l’ultima fase del cammino catecumenale sui temi dell’acqua, luce e fede nella resurrezione

Il tema dell’acqua è legato all’episodio della samaritana. Va da sé, il richiamo al Battesimo. E' Gesù, l’acqua viva che dà senso, l’acqua viva che appaga la sete di ogni uomo, di ogni persona che cerca Dio e talvolta anche senza saperlo.

La samaritana apparteneva ad un popolo con cui i giudei non erano in buoni rapporti, perché ritenuto eretico.Settecento anni prima gli Assiri insediandosi in Samaria avevano contribuito, per così dire, ad “imbastardire” la religione canonica che veniva sempre più considerata eretica,  impura, blasfema. I giudei quindi come pure i galilei non avevano assolutamente stima dei samaritani, anzi, provavano odio.

Ci sono testi in cui si dice che addirittura “mangiare con un samaritano significa in qual modo mangiare con i cani”. Questo per dirci come li odiassero per cui risultava oltremodo improponibile il gesto di Gesù di accostarsi ad una persona di quel popolo e la stessa donna ne era stupita. Ma Gesù addirittura si fa “mendicante” e si abbassa a tal punto da far dire alla stessa samaritana: “tu che sei giudeo o vieni a me”. Ma come mai? Ecco, era stupita e per di più si trattava di un uomo e almeno di un rabbino, tra l’altro, in un’ora della giornata molto particolare.

In quanto donna anche lei era costretta ad andare al pozzo, nel primo pomeriggio, forse per non incontrare nessuno, probabilmente per ovviare alle maldicenze su di lei, a  tutte quelle che potevano essere le difficoltà sociali di quel tempo, perché quel tipo di donne venivano odiate dagli altri e anche perché le donne, in generale, non potevano prendere tante iniziative. Eppure Gesù si fa mendicante, è un “Dio mendicante”: il Figlio di Dio che chiede acqua alla samaritana.

“Tu chiedi a me dell’acqua”. Se tu conoscessi il dono di Dio e sapessi chi ti chiede da bere…”

Gesù facendosi piccolo e incontrandola su un terreno umano, quasi dimostrando di aver Lui bisogno di acqua, le apre il cuore. Questo gesto di umiltà le permette di aprirsi con Lui e di parlare di sé. La samaritana, infatti, che ha sempre  attinto acqua da “sorgenti screpolate” con la sua esperienza di vita pregressa unendosi a diversi uomini, non è riuscita ad appagare mai completamente quella sete profonda che solo Gesù può placare. Ed è per questo che si sente amata, si sente accolta.

E’ proprio quel gesto di umiltà del Maestro che avvia un processo di liberazione e di cambiamento interiore in un dialogo che rigenera. Da qui comprendiamo quanto importante sia dialogare con gli altri e quanto sia importante porgerci agli altri con umiltà non certo con alterigia o con la presunzione di sentirsi ad un livello superiore.

Non in un atteggiamento autoritario incontreremo la disponibilità dei nostri fratelli ad ascoltarci, ma piuttosto in un atteggiamento benevolo, in modo da promuovere sempre questa alterità.

In questo senso - per dirla con don Tonino Bello -  Gesù ha promosso un’ alterità sociale;  e potremmo dire anche un’ alterità religiosa, dal momento che due persone di diversa religione erano l’una di fronte all’altra. Persone diverse anche dal punto di vista della Fede, infatti possono dialogare, possono incontrarsi.

Altra alterità è quella morale, ed è proprio questa alterità che dovrebbe contraddistinguere il cammino di ogni cristiano perché è qui che si vede quanto amiamo Dio e come siamo disposti ad amare senza giudicare chi ci sta di fronte, perché noi siamo figli di Dio e non è il peccato a determinarci.

Noi non siamo il nostro peccato.

Gesù può donarci un’acqua per cui non avremo mai più sete in eterno. Nel Battesimo noi abbiamo già ricevuto quest’acqua che ci rigenera e ci da vita. Si tratta solo di riscoprilo,  ricordarcelo sempre e di riscoprirlo. Con Lui nella nostra vita non avremo mai più sete in eterno.

Quell’acqua posta in noi con il Sacramento è la sorgente viva cui dovremmo attingere sempre. Non dobbiamo dimenticarci di essere Battezzati in Cristo, di essere figli di Dio. Ed è quel battesimo ricevuto a dare nuovo vigore alla nostra vita, a darle un senso.

La preghiera, la vita di fede accompagnata dalle opere, certamente, ci aiutano a rimanere sempre uniti alla Sorgente di acqua viva che è Gesù Cristo Nostro Signore.

don Alfonso GIORGIO

 



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