La vera gioia è nel servizio

Pubblicato: 27/08/2022

Lc. 14, 1.7-14

 

La vera gioia è nel servizio

Il regista mentre eravamo ad Assisi mi ha proposto di avvalerci di un sito particolare per proporre la breve  riflessione domenicale sul Vangelo.      

Si tratta di una stupenda Cappella attigua alla Basilica di Santa Maria degli Angeli e chiamata "Cappella delle Rose", perché ricorda alcuni fatti legati alle tentazioni  al roseto, ecc. Sono riprodotti alcuni episodi della vita di San Francesco, come sappiamo, un grande uomo di Dio, che si è  fatto piccolo per amore di Gesù, un “alter Christus”, così viene chiamato, proprio in ragione della sua grandezza spirituale del suo continuo impegno per mantenere  la pace e il rispetto per ogni creatura. Tutti sono concordi nel ritenere che nel poverello di Assisi si è attuata la più' alta e più profonda imitazione di Cristo.

Il Vangelo di questa domenica ci rimanda proprio a questo tema: la costruzione della pace.

Quando si parla di quel re che si attrezza per evitare la sconfitta e va incontro all'altro, al nemico pur di mantenere la pace. Lo fa certo dopo aver fatto una riflessione razionale? Certo considera, infatti, alla fine di un ragionamento logico, di non potercela fare con le sue forze. Però questa situazione triste poi diventa positiva. Evidenzia un desiderio di pace che, in qualche modo, dovrebbe caratterizzare la vita di ogni credente: ogni cristiano, ogni credente, come San Francesco dovrebbe desiderare la pace.
Più di ogni altro, San Francesco ha testimoniato con la vita, la pace; pace con il creato; pace con se stesso; pace con gli altri; pace con Dio. Una pace interiore che ti porta anche ad affrontare ogni difficoltà ed ogni sofferenza con serenità

A riguardo  bisogna  dire che quelle espressioni molto violente di Gesù veramente ci stupiscono tanto! Quando si esprime con termini apparentemente opposti alla prospettiva della pace. Ci stupisce davvero sentirci dire: "chi non odia suo padre e sua madre, suo fratello, sua sorella"...., cioè amandoli più di Lui, non è degno, "non può essere mio discepolo".
Lo stesso Francesco citando il Vangelo diceva: "Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?".... ed ha vissuto secondo la radicalità della proposta cristiana. Si è spogliato di tutto davanti al vescovo di Assisi, proprio per rinnegare, o meglio porre in secondo piano in qualche modo, i genitori e privarsi così di tutto ciò che apparteneva alla sua famiglia, all'intimità e tradizione della sua famiglia. Ed è lì che è iniziato tutto! In una totale donazione di sé nella povertà assoluta. Il vero discepolo riesce quindi a ridimensionarsi, mettendo Dio al centro.
Non che non debba amare i suoi genitori, non debba amare i suoi cari, - ci mancherebbe -  ma con l'impegno assoluto di considerare tutto questo amore, ed ogni altra forma di amore, alla luce dell'Amore di Dio, ponendo Dio al centro di ogni cosa, al centro della propria vita, rinnegando anche se stesso. Come più avanti, dirà il Signore: "rinnega te stesso"! Cioè "porta la tua croce" e in questo senso, dovrebbe essere un costruttore di pace, così come affermava Don Tonino Bello. Mi piace citarlo ancora una volta: per essere discepoli di Cristo bisogna chiedere la pace, bisogna amare la pace e bisogna crederci e costantemente alimentare questo desiderio di essere in pace con tutti.

L'insegnamento di Cristo va nella direzione opposta alle aspettative umane, è sempre inclusivo ed educa il cuore di chi ascolta ad aprirsi a logiche completamente nuove, che purtroppo possono essere rifiutate da chi non vuole rinunciare a nutrire il proprio ego, laddove Gesù ha sempre predicato che ogni gloria o ricompensa vanno cercate e assunte dal Padre.
Il valore di una vita non si misura dal posto sociale o dal ruolo che si occupa rispetto agli altri, ma dal posto che si occupa nel cuore di Dio!
A quel pranzo dovevano esserci le persone elette che il Padre stesso aveva chiamato.
La scelta dei primi posti, che Gesù evidenzia, è storia  vecchia... Già questo dovrebbe farci cogliere nell'insegnamento originale del Signore un'occasione per un reale rinnovamento; tuttavia un cuore indurito e avvezzo alle ambizioni, alle invidie non comprenderà mai quella breccia che Cristo è in grado di aprire, ancora oggi, in tanta durezza di spirito.
L'invito a scegliere l'ultimo posto  allora non è una sorta di stratagemma per evitare poi di dover retrocedere, ma l'annuncio dell'imperdibile opportunità di assomigliare al Figlio che, essendo venuto per servire, non chiede niente per sé stesso e fa tutto per gli altri.     

"Servire" è  l’unico verbo che può sintetizzare tutto l'insegnamento del Vangelo.

don Alfonso GIORGIO



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