Maria simbolo della Chiesa Risorta

Pubblicato: 18/12/2021

Lc 1, 39-45

Maria simbolo della Chiesa Risorta

In diocesi ci sono due Centri di orientamento sanitario e ce ne è uno, il nostro, che è stato denominato: “Maria madre della prontezza”; lo si è voluto fortemente ed è stato realizzato in piena sintonia con il nostro pastore e con l’aiuto di tutti. Il titolo applicato a Maria è di Papa Francesco. E’ lui a definirla: “madre della prontezza”, cioè pronta a servire, pronta ad andare incontro agli altri. Il vangelo di questa quarta domenica d'avvento ci riferisce della visita di Maria a Santa Elisabetta.

L’immagine usata in questa pericope evangelica è quella di una ragazza che non riesce a tenere per sé la bella notizia, non riesce a contenere la condizione personale di prescelta da Dio; vuole condividere assolutamente quanto vissuto nell’incontro con l’Angelo. E’ vero che l'Angelo Gabriele l’aveva rassicurata invitandola a non temere ma forse non le bastava, voleva stare per così dire “in famiglia” e pensava fosse giusto – anche mettendosi a servizio – di condividere con Elisabetta, sua cugina, questa sua grande gioia.

Elisabetta al vedere Maria esclamò con “grande grido”, un’espressione che riprende altri testi dell’A.T. (1Cr 15,28; 16,4.5.42; 2Cr 5,13) che però fanno riferimento ad un contesto liturgico, e sono dedicati  alla presenza dell’arca dell'alleanza; inoltre ci sono molti riferimenti analoghi  al racconto del trasferimento dell’arca vissuto da Davide (cfr. 2Sam 6,2-11) nel testo della visitazione; si tratta di un chiaro riferimento alla venuta del Messia atteso dall’ Antico Testamento.

L’esclamazione di Elisabetta si rifà a quelle di altre donne bibliche che celebrano le opere di Dio a salvezza del suo popolo (vedi Gn 14,19-20; Gdc 5,24 - Debora - e in particolare Gdt 13,18 - Giuditta).
Maria è figura dei credenti, dei cristiani, che sono beati perché credono - Parola di Dio - Beata Te che hai creduto - che hanno ascoltato dalla bocca di Gesù. Ella infatti ha creduto e per questo è la vera madre del Signore.
E’ interessante considerare, con riferimento allo stesso vangelo di Luca  (Lc 8,21:  Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica) possiamo concludere quindi che chi ascolta e osserva la parola di Dio diviene in un certo modo “madre” di Gesù. E come Maria chi ascolta la parola non può che correre incontro al prossimo. 

La madre di Gesù percorre molti chilometri ed “in fretta”e in questo suo agire umile e generoso troviamo proprio la “prontezza” di Maria che, in fretta, si reca dalla cugina. Va precisato che questa visita è vissuta  all’insegna del servizio. Ancora una volta, Maria ci insegna a vivere autenticamente la nostra fede. Una fede che non può rimanere astratta, in uno schema di concetti teorici posti l’uno accanto all’altro, senza un filo logico ma, piuttosto, un insieme di azioni che devono essere perseguite e vissute. In Maria verifichiamo  una fede che si traduce in atti concreti, in veri atti di servizio. Con il suo esempio la Madre del Signore ci testimonia quello che dovrebbe essere la vita di un cristiano: mettersi al servizio. Ecco perché, nella Chiesa, esistono centri particolari di attenzione ai  più poveri. Si tratta di “opere segno” che diventano una luce, un riferimento, in mezzo a tante tenebre. A riguardo non è sbagliato dire che il servizio diventa, in qualche modo, il punto di non ritorno, cioè la “carta di prova” della nostra fede.

Il vangelo traduce in italiano un verbo riferito a Maria in maniera diversa dall’originale in greco: “Maria si mise in viaggio” anziché “alzatasi si mise in viaggio” viene omesso l’espressione: “alzatasi” eppure si tratta di un’azione teologicamente importante: “anastas”, cioè alzatasi. Si tratta di un verbo che ha la stessa radice del sostantivo “Anastasis” quindi “Risorto”. E’ dunque, questo, un  riferimento evidente alla Risurrezione. Potremmo dire, con le parole di don Tonino Bello che “Maria è il simbolo della Chiesa risorta” è Colei che, in tutta fretta, si reca al mondo, a portare la lieta notizia, per evangelizzare senza posa chiunque incontri lungo il cammino. Ecco mi sembra che questo aspetto teologico possa sintetizzare il messaggio evangelico di questa domenica: siamo noi credenti che, come Maria, in tutta fretta, dobbiamo portarci al mondo, specialmente in quel mondo, in quelle realtà dove si soffre di più e dove c’è uno svantaggio di fondo.

Andiamo con generosità  incontro ai poveri,  alle persone con disabilità che vivono talvolta l’isolamento e l’emarginazione; incontriamo volentieri i poveri nelle nostre città, nelle stazioni, lì dove si dorme e si patisce il freddo; andiamo incontro ai poveri che sono nel sud del mondo, per solidarizzare, per servire, per essere appunto, come Maria, buoni e veri credenti, pronti a dare ragione della propria fede, anche attraverso le opere.

don Alfonso GIORGIO



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