Mentre seminiamo la parola di Dio guardiamo il Cielo e crescerà in noi l'Amore

Pubblicato: 13/06/2021
Mentre seminiamo la parola di Dio guardiamo il Cielo e crescerà in noi l'Amore

Il Regno di Dio che cos’è? Ha ancora senso oggi parlare di Regno? Eppure si tratta di un tema molto caro a Gesù. Si vede che ritiene importante aiutarci a capire quanto sia urgente porre qui, in terra, le premesse per un mondo pieno di amore e di verità che giunge a perfezione solo nell’eternità. 

Gesù non ci dà mai una definizione di Regno, ne parla sempre in termini analogici, in questa pericope evangelica; con un linguaggio tanto semplice quanto efficace ci parla del seme.

Il Regno è come un seme che deve essere seminato e deve crescere. Si coglie anche in questa analogia la dinamica della morte, perché il seme deve marcire, cioè morire  per poter portare frutto, per poter crescere. Questa dinamica è fondamentale. 

Gesù stesso è il seme. Gesù stesso è la Parola che noi pure come credenti, come cristiani testimoni del Risorto, dobbiamo diffondere nel mondo agendo con fiducia e fermezza come fa il seminatore che sparge i semi sulla terra in attesa che germoglino.

Come il seme, allora, il Regno cresce e il fatto che cresca è sicuramente un dato certo che tra l’altro possiamo verificare. A riguardo, solo per fare un’analogia, possiamo contemplare la bellezza della Basilica di S. Pietro con il suo enorme piazzale e con le ciclopiche colonne del Bernini disposte in modo tale da rappresentare un abbraccio. Queste immense opere di pietra  ci danno l’idea della grandezza, l'idea della crescita e anche della visibilità della Parola. 

Per il tempo in cui furono realizzate è facile intuire il grande lavoro compiuto dagli artisti e dagli artigiani.  Quanto sforzo per innalzare quei pilastri che sorreggono il porticato che rende molto bene l'idea dell'abbraccio. Siamo tutti avvolti, tutti coinvolti in questo abbraccio meraviglioso che viene dalla Chiesa di Gesù.

E pensare che si trattava di una piccola realtà della Galilea nella Giudea. Adesso noi,  a Roma possiamo cogliere i segni di questa crescita; ma non vorrei essere frainteso poiché effettivamente si tratta soltanto di una crescita strutturale. E’ una semplice analogia.

Infatti nella Chiesa non dobbiamo pensare soltanto ai muri. La struttura non è deputata a mantenere vivi i contenuti teologici, anzi, paradossalmente, in molti casi, è proprio la povertà  e la scarsezza di strutture delle chiese ad attrarre, in senso evangelico. Non è la struttura quindi, ma il carisma a trasmettere il messaggio evangelico, però struttura e carisma vanno insieme nella Chiesa.

E’ soprattutto attraverso il carisma che cogliamo l’azione misteriosa di Dio che investe su ciascuno di noi, nonostante i nostri limiti, nonostante le nostre incoerenze e anche le incoerenze che talvolta cogliamo nelle strutture stesse giacché queste sono, appunto “roba di uomini”, sono il prodotto del lavoro dell'uomo, però la Chiesa viene da Dio e allora è Lui che la fa crescere come le strutture, indirettamente, almeno quelle che servono ad organizzare la pastorale.

Questo è un grande mistero e noi non sappiamo come, ma quel seme cresce ed a noi tocca solo seminarlo, dobbiamo impegnarci per farlo. "Mi viene in mente -  proprio perché oggi è il 13 giugno, memoria liturgica di Sant’Antonio  - quello che il santo di Padova affermava riguardo a questo passo del vangelo. A Lui  piacevano molto le analogie e  per questo  parla  di uccellini che sostano sui rami di quell'albero che è cresciuto così tanto. Il granellino di senape è diventato così grande che gli uccelli si sono posati sui suoi rami; essi sono, per Sant’Antonio, segno della presenza delle creature divine in mezzo a noi, perché guardano il cielo".

Ecco il messaggio meraviglioso del Santo: sulle realtà che noi seminiamo, un giorno potremo cogliere questa presenza di creature angeliche, di creature che toccate dall’amore di Dio, dalla solidità della nostra vita, dalla coerenza della nostra vita, dalla testimonianza, dalle parole accompagnate dai gesti potranno diventare segno del Regno, anch’esse creature che guardano verso il cielo.

Mentre seminiamo, quindi, dovremmo guardare sempre verso il cielo, in preghiera, così che quella semina possa portare frutto nei cuori di tanti.

don Alfonso GIORGIO



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