Noi valiamo il sangue di Cristo

Pubblicato: 09/03/2024
Noi valiamo il sangue di Cristo

E' la quarta domenica di Quaresima, comunemente chiamata: "domenica in laetare", della gioia, della letizia cristiana. La gioia rinviene da un fatto, paradossale: la contemplazione della croce. Infatti il Vangelo di Giovanni che ci viene proposto oggi, ci rimanda proprio al crocifisso, alla croce come strumento di liberazione, di salvezza, strumento di amore.

Se ci pensiamo, noi non siamo, in assoluto, "adoratori della croce" in quanto strumento di supplizio per Gesù, ma estimatori della croce poiché la consideriamo prova di amore, strumento con il quale il Signore Dio in Gesù Cristo, venuto in mezzo a noi, si è donato pienamente, ci ha dimostrato quanto ci ama. Non a caso, bisogna guardare a Lui per amare come Lui, per testimoniare questo amore che viene dall'Alto, dalla croce.

La croce ci consola e ci dona speranza, quella croce che effettivamente era uno strumento di tortura, diventa strumento di salvezza e fonte di gioia per noi cristiani, perché crediamo in Colui che ci ha salvati proprio attraverso quella croce.

Gesù fa riferimento al serpente di cui si è servito Mosè nel deserto... e paradossalmente proprio il serpente, da sempre considerato come un animale infido, pericoloso, che fa paura, atterrisce, e per questo da temere, in maniera paradossale, diventa strumento di salvezza per gli ebrei liberati dalla schiavitù.

Bisogna guardare al serpente per essere salvi. Potremmo dire in senso spirituale: bisogna guardare in faccia la realtà che ci opprime; guardare alle nostre paure, alle nostre sofferenze, alle nostre situazioni dolorose, guardarle in faccia, accoglierle, accettarle, quasi sfidandole e superarle.

Superare tutto ciò è fonte di gioia evangelica, quella gioia che ci permette di vivere, il "qui ed ora", cioè di vivere la situazione in cui ci troviamo con la consapevolezza di essere amati. Per cui, in qualunque situazione ci troviamo, anche la più difficile, noi credenti viviamo comunque la gioia, perché ci sappiamo amati, ci sentiamo consolati, ci sentiamo sempre amati dal Signore.

Quell'"amore senza misura", quella "caritas sine modo" di cui spesso ci parlava Don Tonino Bello quando affermava proprio questa possibilità per tutti di amare come Gesù, di amare cioè in maniera smodata il nostro prossimo, perdonando, accogliendo, incoraggiando sempre i piu fragili lasciandoci guidare dallo Spirito.

I testi qui, citati dal Vangelo di Giovanni sono una parte importante del discorso di Gesù a Nicodemo, questo uomo di Dio in ricerca, un saggio del Sinedrio che cercava sinceramente la verità, poiché si sentiva insoddisfatto e per questo chiedeva lumi a Gesù, che lo invitava a "rinascere dall'alto", dallo Spirito.

Nel cammino di fede è necessario rinascere dallo Spirito, perché è lo Spirito che trasforma la realtà, e' lo Spirito che sconvolge e stupisce.
Mentre il male e' scontato e ripetitivo il bene 'spiazza", infatti rispondere al male con il bene, ad esempio, cioè rispondere con amore a coloro che ci fanno del male, in quelle situazioni che ci fanno soffrire, significa davvero agire secondo lo Spirito e non secondo un istinto umano di rivendicazione.

È questo che il Signore ci chiede, questa capacita' di vivere la gioia, la pienezza di una gioia profonda, radicale che Lui stesso ci promette se guardiamo a Lui, se contempliamo, Lui crocifisso per amore nostro.

Non ci sfugga un fatto incontrovertibile: noi valiamo proprio il suo sangue, valiamo il sangue di Cristo, perché ci ha amati fino in fondo, fino alla morte per amore nostro. Questa è la vera gioia che alimenta la nostra speranza.

don Alfonso GIORGIO



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