Rendere a Dio la sua immagine, impressa in ogni volto

Pubblicato: 21/10/2023
Rendere a Dio la sua immagine, impressa in ogni volto

 E' una domenica  particolare quella che viviamo, perché il Vangelo ci rimanda a un tema che conosciamo abbastanza.   

Non appena  ascoltiamo dalla bocca di Gesù  questa frase, che sembra essere uno slogan: "date a Cesare quel che è  di Cesare e a Dio quello che è di Dio", capiamo di cosa si tratta. Si tratta della risposta che Gesù rivolge ai farisei, i quali come sempre vorrebbero coglierlo in fallo, ponendogli sempre interrogativi-trabocchetto, piuttosto difficili  da risolvere, come il problema  di quello che deve essere il rapporto, tra fede personale, comunitaria, impegno religioso e politica. 

Un tema spinoso  se consideriamo il tempo in cui questo dilemma viene posto, in un contesto di occupazione romana violenta e asfissiante.  

Quelle regioni, come tante altre, erano sottomesse al potere imperiale di Roma, assoggettati all'Impero ed è questa la ragione per cui dovevano pagare le tasse. Era un loro dovere pagare le tasse ma non tutti erano d'accordo. Gli zeloti, ad esempio  erano piuttosto ribelli e si rifiutavano di dare denaro sgli stranieri. 

Su questo punto i farisei invece, pagavano le tasse a malincuore ma soprattutto per non avere problemi, in realtà con atteggiamento diplomatico  e di "doppia faccia", intendevano tutelarsi e avere qualche privilegio. 

E' per questo che Gesù, trovandosi in difficoltà nella risposta, esige una moneta tra le mani e passa dell'astratto al concreto.

Lo volevano incastrare. Infatti, se avesse detto "dovete dare a Cesare, dovete pagare a Cesare", allora l'avrebbero subito giudicato come un traditore, asservito al potere costituito, traditore della fede, della cultura, delle usanze e della autonomia della Comunità, insomma, un oppositore, un alleato del potere. 

Se invece avesse detto: "non dovete pagare a Cesare", è chiaro che l'avrebbero denunciato, considerandolo un ribelle, nemico di Roma, pur di toglierlo di mezzo perché la Sua predicazione e le Sue opere costituivano un inciampo, un ostacolo al loro operato. Assetati di potere sentivano minacciato il loro "status quo", abituati come erano a gestire il potere da soli e a farlo solo loro  imponendosi sulla comunità. Ecco perché Gesù risponde in questo modo, spiazzando tutti, perché poi, vedendo la moneta, permette a tutti di verificare di persona. 

C'è la testa di Cesare su quella moneta e c'è scritto che è di Cesare e dunque a Cesare  vanno tutte le monete e le cose materiali.  

A Cesare vanno i beni,  vanno i soldi, vanno le cose che poi contano relativamente, che possono solo essere uno strumento. 

A Dio, invece va tutto; in realtà, va la tua vita, la tua persona. A Dio, va la tua anima. A Dio, ci vai te stesso e del resto non possiamo fare a meno di Lui,  abbiamo bisogno di Dio perché è Lui che ci rende capaci di affrontare ogni difficoltà ed è con Lui che diventiamo liberi, capaci anche di vivere la nostra fede nella libertà. Ed è proprio questa libertà che dobbiamo raggiungere, come diceva don Tonino Bello, essendo noi "Chiesa del grembiule" dobbiamo prendere le distanze da tutto questo, dalle logiche di potere e possesso per vivere il servizio, però questo non significa che non si possa, alle volte, alzare il capo e denunciare le ingiustizie perpetuare sui singoli quelle di ordine sociale, o non si possa entrare nel merito di queste ingiustizie e denunciare il male. 

Quando è  necessario il cristiano interviene, denuncia, difende i piu poveri proprio per rendere a Dio la Sua immagine che è impressa in ogni persona, in ogni volto, specialmente nei volti dei piu reietti del mondo.

don Alfonso GIORGIO



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