Rimanere "Abbracciati" nell'Amore di Dio

Pubblicato: 13/05/2023

Gv 14,15-21 VI 

Rimanere "Abbracciati" nell'Amore di Dio

La sesta domenica di Pasqua ci prepara all’imminente solennità dell'Ascensione del Signore e a quella della Pentecoste. I riferimenti che cogliamo dal vangelo di Giovanni son molto chiari. In un certo senso possiamo dire che, in questa pericope evangelica, viene esplicitato quello che è il messaggio sintetico ed essenziale per la vita del cristiano: amare Dio, osservare i suoi comandamenti e rimanere, mediante la grazia santificante che rinviene dai sacramenti, in comunione con Lui e con tutta l’umanità, in qualunque situazione  si trovi, perché, in fondo Dio è Amore e  tutto nasce dall’amore, tutto dovrà essere ricondotto all’amore.

Sin dalle origini l’Onnipotente, con l’atto creativo ha manifestato il Suo amore eterno che in Gesù si compie in pienezza. Questo passo del Vangelo ci indica quello che è veramente importante per dirsi discepolo di Gesù: bisogna amare come Lui ci ama e amare Lui, incondizionatamente. Peraltro bisogna dire che se amiamo Gesù, allora verrà facile  osservare i suoi comandamenti. “Se mi amerete osserverete i miei comandamenti”. In effetti nella vita di ogni giorno uno non può non rifarsi a delle norme di vita, a delle indicazioni, a delle regole, anche se queste poi ci lasciano sempre liberi.

Se non ami, cioè se non sei mosso da un sentimento, se il cuore non è coinvolto, difficilmente potrai ottemperare a quello che il Signore ti chiede. In fondo ci chiede solo di amare, e cioè di essere attenti al prossimo e  amare tutti e così verremo anche amati. Senz’amore non si può vivere!  

L’amore verso Dio e verso il prossimo è il terreno di verifica della nostra fede. Perché è qui che si gioca la veridicità e autenticità della nostra fede, e direi anche della nostra umanità: essere capaci di amare il prossimo, persino i nemici, come dirà più avanti Gesù stesso. Ma è nell’osservanza dei comandamenti, che noi dimostriamo davvero di amare Dio.

Analogia dell’amore per Dio è l’amore sponsale: quando due persone che si amano, si promettono l’uno all’altro per sempre. Cioè si impegnano ad essere fedeli l’uno all'altro per tutta la vita e di conseguenza a darsi anche una regola di vita, impegnandosi in un reciproco lavoro spirituale di attenzione all’altro, di rispetto e attenzione alle sue esigenze. A questi livelli tutto si fà per amore, anche qualcosa che mai avremmo fatto se non ve ne fosse stato motivo. Ed è proprio questa fedeltà e gratuità incondizionata che il Signore ci chiede e che radica in quel comandamento dell’amore che diventa, praticamente, il fondamento del cammino del cristiano. Non si tratta di una richiesta di amore per così dire egoistico, “dovete amare me e basta” ma, piuttosto, una indicazione, un invito a seguirLo e ad essere come Lui, a porsi come modello di amore, un “amare senza misura” come direbbe Sant’Agostino, e come lo stesso don Tonino Bello ha detto con quelle espressioni molto semplici: “si tratta di un latino semplice che vuol dire amare senza limite, amare smodatamente”. E’ quell’amore che ci permette di essere abbracciati gli uni agli altri, per essere un’“ala di riserva”. E’ il volare, librarsi “verso di Te, Signore, abbracciati l’uno all’altro” per essere l’uno per l’altro, un’ala di riserva. In fondo, amare come Gesù non è che questo: porsi in aiuto dell’altro, mettersi accanto all’altro, sostenerlo, specialmente se soffre di più. Questa è la più bella testimonianza di amore.

Siamo chiamati a dare in questo mondo che spesso si mostra ostile a questo comandamento, - dal momento che, al contrario, sembra invitarci a chiuderci nei nostri interessi e nel nostro individualismo - una forte testimonianza di alterità, gratuità, generosità. Cioè ad essere un segno concreto e vero di amore oblativo, incondizionato perché chi ama si adegua alla persona amata e nel caso specifico a quanto Dio ha rivelato e Cristo ci  insegna, con il dono totale di sé sulla croce. E’ un amore grande che andrebbe corrisposto e potenziato con la nostra docilità allo Spirito Santo che in questo testo sacro  è definito il Paraclito ovvero il Consolatore.

Il Paràclito è il dono promesso da Gesù che ha preparato i suoi discepoli al primo distacco, e prepara anche noi predisponendoci ad accoglierlo nella Sua seconda venuta, quella gloriosa e definitiva per tutti noi. Ora viviamo per così dire in gergo teologico: tra il “già e in non ancora”, ma possiamo camminare sereni se teniamo lo sguardo fisso al cielo, nel quale il Signore è andato a prepararci un posto sicuro.

don Alfonso GIORGIO



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