Riposare nel cuore di Cristo per vivere la gioia senza fine

Pubblicato: 20/07/2024
Riposare nel cuore di Cristo per vivere la gioia senza fine

Dopo l’invio dei discepoli a due a due la folla, apparsa all'improvviso, sconvolse i piani. Ma dette a Gesù l'opportunità di prendere in considerazione la necessità di fare una sorta di verifica del cammino fatto e li chiama a sé perché vivano un momento d’intimità con Lui. Li vede tornare stanchi ma entusiasti, poiché hanno incontrato tanti volti, tante persone, hanno consolato, hanno operato guarigioni nel Suo nome, hanno vissuto la prossimità, hanno imparato da Gesù il modo con cui bisogna avere compassione, bisogna guarire, hanno espresso co i gesti e le parole quella che può essere chiamata la “carezza di Dio ”, da dare a chi soffre e chi si sente solo e abbandonato nei suoi problemi.

Va detto che questa missione a due a due fa bene prima a chi la attua e la vive perché in questo continuo incontrarsi con gli altri, hanno finito per l’incontrare anche se stessi e quando Gesù li invita, con la sua compassione, a stare gli uni vicini agli altri, a raccontarsi, a narrare quello che hanno vissuto, non vuole altro che questi discepoli ritrovino se stessi appunto e facciano il massimo per portare agli altri quello che hanno imparato stando accanto Gesù.

Il fatto che i “discepoli-missionari” del Vangelo debbano testimoniare la gioia di stare con Gesù sembra irrilevante, ma in realtà è un fatto così importante, che senza questo trasferimento di esperienza non accade nulla di nuovo nel cuore di chi ascolta, perché nessuno dà ciò che non ha. Non posso dare agli altri l’amore di Cristo se io non ne ho fatto l’esperienza, se io non prego, se io non vivo il Vangelo, se non ascolto la sua Parola. Come potrò mai trasferire, testimoniare, annunciare questa bellezza dell'incontro con Gesù?

E come potrò essere io “rivelazione del cielo”, di quel mistero grande che è il cielo che entra nella mia vita, nella mia anima se non vivo tutto questo?

Don Tonino Bello affermava che se io imparo dalla vita e dall’ascolto del Vangelo ad avere uno sguardo di commozione, di tenerezza, allora il Signore mi si rivela, il Signore entra nella mia anima. Quando esprimi la compassione, quando ritrovi la capacità di commuoverti dinanzi al fratello che soffre, allora il mondo si innesta nella tua anima. Soleva anche dire che se ci sono ancora persone capaci di commuoversi per l’uomo e tutte le sue necessità, l’uomo affranto e desolato, l’uomo nelle sue fragilità, allora vuol dire che c’è ancora Speranza.

Tutto questo ci fa capire quanto importante sia la persona che mi sta dinanzi, l’unicità, l’irripetibilità della persona che incontro. Infatti Gesù non si pone il problema del portare avanti un programma, come accade spesso nelle realtà parrocchiali, come pure nelle associazioni ecclesiali, ecc...

Talvolta ci si pone il problema se bisogna finire i temi del sussidio formativo annuale o se bisogna fermarsi a quella o quell'altra tappa, ma in realtà quello che vorremmo portare avanti è solo uno strumento, perché ciò che è importante è che noi ci portiamo in ascolto gli uni degli altri e abbiamo un’attenzione per le persone, così come sono, accogliendole, avendo compassione per loro, un'attenzione e uno sforzo empatico di stare accanto e di ascoltare tutte quelle che sono le istanze di coloro che il Signore ci mette accanto.

Alla luce di tutto questo è importante “riposarsi”, è importante propriamente “riposarsi nel cuore di Cristo”, nella preghiera, accogliere la parola di Cristo e continuare poi davanti a Lui a testimoniare quello che si è potuto compiere nel suo nome.

E’ un tipo di riposo quello proposto da Gesù qualitativamente migliore: quello spirituale offerto dalla sua identità di buon pastore. Osservando lo sguardo compassionevole e accogliente di Gesù, essi stessi sicuramente si sentirono abbracciati e benedetti dalla tenerezza e dalla misericordia di Dio che vuole la salvezza di tutti e non vuole escludere nessuno; vuole raggiungere anche i più lontani e distanti, anche i più sofferenti; vuole arrivare agli scoraggiati, addirittura agli schiavi di vizi e paure, alle persone più smarrite, come se fossero «pecore senza pastore» (Mc 6,34b).

Dinanzi ad un Gesù così accogliente, mai irritato con la folla di peccatori che ormai occupa anche il nostro mondo, vedendo i suoi occhi pieni di tenerezza verso tutti, senza distinzione, la preghiera più bella che possiamo rivolgerGli la possiamo attingere dai Salmi: «Solo in Dio riposa l'anima mia; poiché da Lui viene la mia salvezza. Lui solo è la mia roccia e la mia salvezza, la fortezza dove trovo sicurezza» (Sal 61,2-3).

don Alfonso GIORGIO



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