Ritornare a Dio con tutto il cuore rende liberi e felici

Pubblicato: 26/03/2022

Lc 15,1-3.11-32

Ritornare a Dio con tutto il cuore rende liberi e felici

Il nostro percorso quaresimale continua, siamo giunti alla quarta domenica. Restano da fare ancora pochi passi. Il vangelo di questa domenica è di grande intensità e ci immerge nel cuore di Dio Padre misericordioso. A partire dalle prime parole pronunciate per la proclamazione del vangelo: “un uomo aveva due figli”, cogliamo subito di cosa si tratta. Così come accade quando si ascolta un brano musicale: attraverso le prime note si capisce già a quale sinfonia ci si riferisce.

“Un uomo aveva due figli”: una sorta di ouverture potremmo dire, per cui subito comprendiamo di cosa si tratta. E’ la bellissima e stupenda parabola “del Padre misericordioso” più che “del figliol prodigo”, perché è Lui al centro dell’insegnamento di Gesù. Si tratta di un padre pieno di amore, un padre che ci manifesta un Dio incontenibile che lascia andare il suo figlio minore. E’ un figlio che, nella sua libertà, decide di andarsene ed il padre non si oppone, lo lascia andare così come fa con noi.

Dio non si oppone mai, non contrasta le nostre scelte sbagliate, non si oppone nemmeno al male che compiamo e, talvolta, ci lascia liberi anche di compierlo, di allontanarci da Lui. Ci ha creati liberi. Certo, Lui ne soffre, però non si oppone. Questo atteggiamento del padre corrisponde alla prima scena del racconto di Gesù, dove campeggia la decisione del figlio che se ne va, prendendo in anticipo quello che il padre gli avrebbe donato con tanto amore.  

La seconda scena invece corrisponde alla situazione squallida in cui viene a trovarsi questo figlio minore, in conseguenza della sua scelta. Viene descritto lo squallore e il degrado umano. La sua dignità di persona è compromessa a tal punto da vedersi costretto a rubare le ghiande ai porci, ma ciò che lo fa decidere di tornare indietro non è tanto il senso di colpa quanto l’invivibilità della situazione venutasi a creare. Il degrado morale è tale da non vedere altre vie d’uscita.

In questo quadro del vangelo il figlio lavorando con la memoria considera quanto persino i servi siano trattati bene da suo padre e, forse in quella miseria rivaluta il padre, ritenendolo giusto, almeno per quel che concerne il suo rapporto con i servi. Il padre tratta bene i servi. Oggi un sindacalista lo considererebbe un buon datore di lavoro.

Sono riflessioni importanti ma non è cambiato molto nel rapporto col padre, poiché il figlio torna da lui per essere servo, non per essere figlio. Si ritiene servo non si accorge dell’amore del padre. Talvolta anche noi ci rapportiamo così a Dio. Ci sentiamo suoi servi piuttosto che figli. Dovremmo riscoprire e rivedere il nostro rapporto con Dio.

La terza scena è caratterizzata dal padre che emerge nel racconto scorgendo il figlio da lontano. Lo vede e prima ancora che si avvicini, gli corre incontro. E’ lui a prendere per primo l’iniziativa.

Così fa Dio con noi: basta un piccolo gesto! Dio si accontenta di poco. La nostra risposta, anche timida e appena abbozzata riempie il cuore di Dio. A Lui non interessano nemmeno le motivazioni che l’hanno spinto ad ritornare a casa, purché torni, gli va bene tutto! Ci vuole bene e andare da Lui è l’inizio di un cammino di conversione e salvezza che ci rende nuovi, ci rigenera.

La quarta scena descrittaci dal vangelo mette in evidenza la reazione di un altro personaggio: il fratello maggiore. Si tratta di un figlio sempre abituato a fare le sue cose nella casa del padre. E’ uno che di fatto “non ama le cose che fa”, le fa senza gioia e “non fa le cose che ama”.

In questo modo di concepire il nostro rapporto con Dio potremmo ritrovarci anche noi quando rispondendo alla nostra vocazione potremmo, talvolta ritrovarci a fare delle cose che non amiamo. E’ importante considerare che anche in risposta alla propria vocazione dobbiamo discernere bene quello che è giusto per noi e ci da vera felicità, perché Gesù questo vuole da noi: che siamo felici. Ci vuole gioiosi, contenti cosi che la nostra gioia sia nota a tutti. A riguardo la santa Madre Teresa di Calcutta diceva che “la gente non sta a guardare tanto quello che facciamo, ma piuttosto come lo facciamo, la gioia con cui lo facciamo”. In questo modo chi ci incontra viene coinvolto emotivamente anche dalla nostra gioia. E’ un riscontro fondamentale per l’annuncio del vangelo.

Don Tonino Bello, sempre in riferimento alle nostre gioie, diceva che “le gioie che fanno battere il cuore dell'uomo, per quanto banali non sono mai snobbate da Dio”.

Il mio augurio per questi ultimi giorni di quaresima è che il Signore ci renda inquieti nel cuore, affinché trovando Dio e amandolo fino in fondo, possiamo davvero rivolgerci a Lui con un cuore nuovo, ritornare a Lui rigenerati nella nostra umanità e nella nostra fede.

don Alfonso GIORGIO



Ultimi Video


Vedi tutti i video »

Clicca sul Banner in basso e guarda il video

Inquadra il codice qr e sostienici!

Oltre le barriere - 2k24 -

è un progetto de

L'Albero Verde della Vita

_____________________________

 

_______________________

DOMUS SAPIENTIAE - Collana Testi

(Liber I)

(Liber II)

(Liber III)

______________________