Se manca l’Amore da cui partono le opere tutto il nostro agire è vano

Pubblicato: 16/07/2022

Lc.10,38-42

Se manca l’Amore da cui partono le opere tutto il nostro agire è vano

In questa domenica del tempo ordinario ci viene proposto – mi verrebbe da dire - “il vangelo dell’equilibrio tra il fare e l’essere”, o meglio ancora, tra l’agire/fare e il contemplare.  

Maria e Marta, le protagoniste dell’episodio proclamato sono, in qualche modo, la nostra realtà messa dinanzi a Dio, perché anche noi siamo combattuti, in genere e ci troviamo come immersi in questo dinamismo del fare. Soprattutto oggigiorno si tende a fare, a produrre, ad ottenere, ecc., un fare compulsivo che alimenta lo stress e spesso crea frustrazioni per non essere riusciti a fare come gli altri si aspetterebbero o come si era programmato.

A noi sacerdoti, specialmente quando chiediamo notizie dei nostri fedeli dileguatisi dopo la celebrazione dei sacramenti, capita spesso di sentircelo dire: “ho da fare”, “abbiamo da fare”, quindi non possiamo….Siamo travolti un po’ tutti  dal fare.

Marta quella sera aveva da fare realmente perché doveva preparare il pasto per la cena. Maria, invece, si era presa la parte migliore, l’essenziale, la parte più importante, non che il fare non sia importante, tanto è vero che senza Marta non avrebbero cenato ma Gesù vuole farci scoprire un’altra dimensione dell’ospitalità: Maria sta ospitando realmente la Parola viva e vivente.

Gesù è la Parola che entra abbondantemente nel suo cuore e lo infiamma. Maria, con tutta la sua persona ben disposta all’ascolto, aperta e stupita, è la casa ospitale - ideale per Dio che parla.

Ecco perché Gesù le può rivelare cose straordinarie.

Il Maestro fa sempre così: ci spiazza con considerazioni e precisazioni che noi non ci aspettiamo, ce le manifesta, e, nell’atto stesso di donarcele, ci riempie il cuore della sua sapienza, della sua vita e del suo amore. Con il brano del vangelo di questa domenica sta dicendo anche a noi, come a Maria: “Ti sei fermata ad ascoltare la mia Parola, sappi che se lo fai sempre scegli la parte migliore, quella che nessuno ti potrà più togliere. Una volta che la mia Parola prende dimora dentro di te, dentro il tuo cuore io lo infiammerò di una gioia indicibile, e tu in prima persona, tu comunità dei discepoli, tu presbitero, come un seme fecondo, porterai frutto”.

Questa considerazione vale anche per Marta: “Marta, Marta tu ti affanni per tante cose”. Sembra dire: “Tu parroco ti affanni per tante cose, tu catechista, tu gruppo ecclesiale ti affanni per tante cose, per mille iniziative e magari ti senti frustrato perché non disponi delle più moderne tecnologie per raggiungere i giovani, soprattutto. Bè sappi che questo non è importante! Maria ha scelto la parte migliore”.

Gesù insiste: “Quand’è che capirete la dolcezza, l’amore della mia Parola, in modo dare ad essa la priorità su tutto, proprio perché è la parte migliore? Tutto il resto è vero serve ma viene di conseguenza, e poi diventa molto più ricco ed efficace, se scaturisce dall’acqua sorgiva della Parola di Dio. Dal mio cuore che parla.

“Io Sono” la Parola di vita.

Sono io la Parola che scombina il cuore.

Sono io la Parola che sconvolge che trasforma la vita delle persone che mi ascoltano; sempre pronta a camminare davanti a voi affinché non vi scoraggiate e non soccombiate dinanzi alle inevitabili difficoltà della vita”.

L’atteggiamento di Gesù è molto chiaro: c’è bisogno di agire, di fare le cose, ma tutto questo non può incombere a tal punto da annullare l’essere e annullare anche quella dimensione importante per la vita del credente che è il contemplare.

A riguardo don Tonino Bello affermava: “dobbiamo essere contemplativi” e mentre contempliamo la Sorgente di ogni atto d’amore, decidiamo di essere “fattivi” e quindi di agire, di essere attivi. 

Senza dubbio si tratta di una bella visione della fede e di come deve essere vissuta dal cristiano, perché se non partiamo da quella Sorgente, se non ci sforziamo di radicarci in Cristo, il nostro fare è vuoto. Solo se partiamo da ciò che dovrebbe ispirare il nostro agire, le nostre azioni concrete il nostro fare generoso, assume un senso.

“Se manca l’amore da cui partono le opere - è sempre don Tonino Bello a ricordarcelo -, se manca la sorgente, non serve” e quello che facciamo è solo “una girandola di cose”, non un agire evangelico, perché non è radicato in Cristo.

E’ necessario occuparsi degli altri!

E’ necessario operare. Ma tutto questo deve avere un senso e deve avere un fondamento, cioè deve attingere alla Sorgente: Cristo Gesù che ci ama incondizionatamente e ci esorta ad amare gli altri allo stesso modo con cui Lui si ama.

don Alfonso GIORGIO



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