Sull'erba verde a giocare con Dio

Pubblicato: 27/07/2024
Sull'erba verde a giocare con Dio

Gesù è sul monte a predicare e all’improvviso si rende conto di avere una moltitudine immensa di persone che lo seguono. La sua prima preoccupazione non è quella di rimproverarli perché lo hanno seguito o perché magari sono presi solo da curiosità con una sequela non ben motivata, ma piuttosto Egli pensa ai loro bisogni, a ciò che in quel momento sarebbe previsto per tutta quella gente. Infatti tutti, ormai, avevano fame e in qualche modo dovevano mangiare, perché tutti venivano da lontano e non c’era pane per loro, non c’era pane a sufficienza per tutti.

Va detto che Gesù, ovviamente sapeva molto bene quello che avrebbe fatto, ed è per questo che pone quella domanda a Filippo, proprio per mettere lui e tutti i suoi alla prova: Quanto pane? Abbiamo pane? Abbiamo da sfamare tutta questa gente? Sapeva bene che non ce n’era e che non era possibile reperirne all’istante.

A un certo punto c’è una sproporzione tra quello che c’è - appena cinque pani e due pesci - e il fabbisogno di quella moltitudine. Tra l’altro è un ragazzo a presentarli, chissà, forse l’unico che fa uno slancio di generosità, l’unico che incalza e dice: "io ho solo questi miei pani e questi due pesci, li metto a disposizione".

Come questo generoso ragazzo ciascuno di noi, dovrebbe poter dare quello che ha, perché quando capiamo che quel poco che abbiamo e che siamo è importante agli occhi di Dio e della comunità, allora daremo certamente con slancio e con gioia.

Certe volte ci lasciamo prendere dallo sconforto, perché crediamo che c’è una sproporzione tra quello che noi siamo, tra quello che abbiamo e quello che c’è bisogno nel mondo. C’è una messe immensa, Gesù stesso lo ha detto in un altro passo del Vangelo, “la messe è molta ma gli operai sono pochi”, c’è un lavoro ininterrotto da fare. E non sempre è facile. E noi aggraviamo la situazione quando pensiamo che quel poco che abbiamo non serva. Diciamo tra noi e noi: ma a che serve, cosa può fare? Una goccia nell’oceano, un contributo praticamente insignificante e invece il nostro operato è fondamentale, perché ognuno di noi, nella sua diversità, nella diversità dei carismi, può offrire qualcosa di prezioso. 

Ognuno di noi è prezioso agli occhi di Dio.

Ognuno di noi, in qualunque condizione si trovi - penso qui in modo particolare alle persone con disabilità, alle persone povere, alle persone emarginate e bisognose - ha comunque tanto da donare. Coloro che normalmente vengono considerate persone inadatte e troppo povere non sono solo soggetti passivi che devono prendere o devono ricevere attenzioni, ma bensì soggetti attivi che possono dare, possono testimoniare la fede, possono andare incontro agli altri dando quel che hanno, almeno dando se stessi. Nessuno può dire di non avere nulla da dare. È questo un messaggio importante per noi perché se diamo con generosità al Signore, come questo ragazzo, se diamo tutto a Lui, Gesù lo moltiplica, come è accaduto per quella folla quando il Maestro ha moltiplicato i pani e i pesci.

In questa domenica, così come ci ricorda il Vangelo riceviamo anche un altro importante sprono: riconoscersi piccoli davanti a Dio, avere questa umiltà nel rapporto con il Signore, perché chi si riconosce piccolo davanti a Dio poi ottiene da Lui il centuplo. L’umiltà di chi riconoscere di avere troppo poco con sé, unita alla generosità nel dare quel che si ha, apre il cuore ti rende felice e ti fa diventare strumento di felicità per gli altri.

In riferimento all’insegnamento di questa pagina del Vangelo, don Tonino Bello diceva, che Dio si dona non solo a coloro che non hanno denaro, ma anche a coloro che hanno il cuore vuoto e il portafoglio gonfio. A coloro che non hanno salute, a tutti coloro che di sentono esauriti, stanchi e depressi, il Signore dona, e passa ancora una volta dinanzi a loro. Il pensiero spirituale di don Tonino conclude poi con le parole che cito qui perché mi sembrano davvero tanti illuminanti per la nostra mente e il nostro cuore: “Passa ancora una volta, Signore, e fermati accanto a noi sull’erba verde. Gioca con noi, stai con noi”. L'“erba verde”, di cui si parla è propriamente un’annotazione dell’evangelista Giovanni che parla di una distesa di erba, quasi a voler richiamare un po’ quella che è il tema del riposo, che è la gioia di stare insieme, gettati sull’erba, seduti sull’erba, a giocare con Dio, a trattenersi con Lui. La domenica è il giorno a Lui dedicato non sarebbe male stare un po' con Lui, riposare nel Suo cuore. C’e’ anche un altro aspetto che deve essere tenuto presente alla luce di questo testo biblico: il sovrappiù che non deve essere perduto. Il compito di ogni cristiano che si ciba dell’Eucaristia è proprio quello di suscitare nel prossimo il desiderio di un “sovrappiù”, di un pane che non perisce, e di cui il pane materiale unitamente alla totalità dei doni di Dio sono segno.

È proprio vero non ci si può ci fermare ai doni materiali, che vengono pur sempre da Dio, perché cosi non progrediremo mai in quello che è il vero cibo: la relazione d’amore con Gesù. Sempre nel cuore di ogni uomo vi è fame di Cristo, anche quando non viene riconosciuta, c’è un frammento di desiderio di Dio che i credenti sarebbero chiamati a riconoscere al fine di orientare questo germe di Fede verso la comunità, ove tutti i fratelli sono radunati attorno alla mensa eucaristica. È lì che ogni pane, “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”, ogni desiderio, anche il più recondito, ogni storia faticosa o persino fallimentare, si trasforma in pane di vita eterna.

don Alfonso GIORGIO



Ultimi Video


Vedi tutti i video »

Clicca sul Banner in basso e guarda il video

Inquadra il codice qr e sostienici!

Oltre le barriere - 2k24 -

è un progetto de

L'Albero Verde della Vita

_____________________________

 

_______________________

DOMUS SAPIENTIAE - Collana Testi

(Liber I)

(Liber II)

(Liber III)

______________________