Testa e Cuore di fronte al Mistero di Dio

Pubblicato: 10/08/2024
Testa e Cuore di fronte al Mistero di Dio

Ritorna il tema del pane. Si perché in queste domeniche ci viene proposto il Vangelo di Giovanni che si sofferma a lungo su questo tema teologico.

Gesù parla di sé come "pane disceso dal cielo". Un argomento difficile da "digerire".. per cui comincia la mormorazione, cominciano i frantendimenti, tanto da chiedersi: "ma come può costui parlare di sé come pane disceso dal cielo?"

In effetti sembra un fatto incomprensibile e impossibile, ma per capire è necessario far lavorare il cuore. È risaputo che in riferimento alle istanze della fede, e a tutto ciò che si riferisce a percorsi di fede, non basta approcciarsi con categorie solo speculativo-razionali, non si può pretendere di leggere tutto in maniera razionale. Non è corretto.

La ragione, senza dubbio ci viene in aiuto, certamente, però poi bisogna aderire con il cuore, come fa una madre che abbraccia un figlio... Il figlio, che sin dalla nascita viene costantemente abbracciato dalla madre, non è in grado di comprendere il senso di quel gesto, almeno nei primi mesi, ma col tempo, gradualmente ne avrà la piena comprensione e capirà di essere amato.

Non a caso, se vogliamo spaziare possiamo dire che da un punto di vista psicologico, John Bwolby - con la sua teoria dell'attaccamento - sosteneva che quando mancano gli abbracci, quando mancano le cure da parte del cargiver, ci sono gravi ripercussioni nella vita delle persone. Ma non vorrei ora entrare in un ambito che esige approcci ancora diversi da quelli meramente razionali o spitituali in senso stretto. Me ne servo comunque solo per sottolineare come, sicuramente, nella vita non sempre noi riusciamo a capire quello che ci accade.

Le parole, i gesti che ci vengono offerti dagli altri non ci appaiono sempre comprensibili, però poi, con il tempo e l'affinamento degli "strumenti" della comunicazione umana maturiamo nella capacità di comprensione. Ebbene così è per quel che concerne la fede, non sempre comprendiamo quello che Gesù opera in noi, ma poi, se ci impegniamo nel fare una lettura a ritroso della nostra vita o una lettura complessiva di quello che ci accade riusciamo a capire quello che il Signore veramente vuole da noi o vuole comunicarci, per il nostro bene. Questo è un aspetto fondamentale della vita del credente ma tutto ciò non toglie i dubbi, le perplessità dalla nostra mente.

Di fronte ad un pane non è facile credere che proprio lì, in quell'acqua e farina consacrati, vi è la presenza reale di Cristo, come "pane disceso dal cielo", appunto come Gesù diceva.

Va anche considerato un fatto non irrilevante sul piano della fede è che quanto più ci avviciniamo al Signore, - come dice il Siracide, - tanto più dobbiamo mettere in conto di prepararci alla tentazione. E la tentazione più subdola è quella, appunto, di non credere nella presenza di Cristo nella nostra vita. E' quella di perdere la speranza, non nutrire più la speranza.

A questo riguardo non possiamo dire che la fede, la speranza e la carità non esistono, come qualche ateo afferma. Piuttosto possiamo dire che noi non ne cogliamo la portata, fino in fondo, nell'interezza, nella completezza, cioè non accogliamo questo dono in pienezza. Allora dovremmo, nel caso non avessimo ricevuto il dono della fede, della speranza e della carità, magari, chiedere al Signore che ce lo doni.

E Gesù stesso che ci dirà, è il Padre che ti rivela questo Mistero. Questo dirà a Pietro, e lo dice ancora oggi a quanti credono in Lui. E' il Padre che vi ispira, è Lui che vi dona la fede. A questo riguardo mi preme anche citare Sant'Agostino, il quale afferna che in effetti "colui che ti ha creato senza di te non può salvarti senza di te". Ha bisogno di noi.

Tutto si gioca su quello che è il dono della grazia di Dio, il dono della fede, ma anche sulla nostra libertà. La nostra libertà che deve rispondere alle interpellanze della fede. Quelle persone erano lì, su quel prato verde, attonite, in seria difficoltà, perché non riuscivano a credere, così come anche l'uomo di oggi che non sempre riesce a credere con facilità. Perché se ci pensiamo, fino in fondo, se manca l'Amore di Dio anche in coloro che credono, in coloro che praticano, in coloro che operano a livello pastorale o in ambito associativo ecclesiale, se manca cioè il "punto di partenza da cui partono le opere" , se manca l'Eucaristia, pane vivo, ogni impegno pastorale risulta solo una "girandola di cose".

Sono parole di Don Tonino Bello molto condivisibili che ritengo possano costituire la sintesi del messaggio di questa domenica.

don Alfonso GIORGIO



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