Un cammino a due a due...

Pubblicato: 10/07/2021

...per testimoniare la gioia di stare insieme nel nome di Gesù (Mc 6,7-13)

Un cammino a due a due...

Don Tonino Bello, in merito alla testimonianza di fede e amore a Cristo, affermava che ogni buon cristiano non deve fare altro che portare con sé “il bastone del pellegrino e la bisaccia del cercatore”. Sono sue espressioni, ma ovviamente attinte al Vangelo, anche se molto originali soprattutto per il modo con cui li descrive: nella bisaccia del cercatore vanno messi tutti quei simboli fondamentali della fede, che siano semplici e che tutti possano comprenderli, perché il motivo fondamentale del camminare è l’incontro.

Cioè bisogna evangelizzare nelle relazioni incontrando gli altri. Ecco perché, in questa domenica, il Vangelo ci riferisce di Gesù che invia due a due. Pensandoci bene li avrebbe potuto inviare anche “ad uno, ad uno” ma preferisce così.

E’ facile comprenderne il motivo: in Gesù c’è il vivo desiderio di tenere insieme le persone affinché in solidarietà tra loro, nella condivisione piena, nella comunione, possano dare testimonianza di fede agli altri. Il primo annuncio, infatti viene proprio dall’ incontrare almeno due persone solidali, due persone fedeli l’uno all’altro, due persone credenti, due persone, appunto, radicate in quel Vangelo che annunciano con la propria vita.

L’equipaggiamento del missionario è semplice: bisaccia, calzari, e zaino. Poca roba, l’essenzialità, solo ciò che è importante, affinché sia il cuore a parlare con le opere, con i gesti ed il credente testimoni così la necessità della comunione, perché per Gesù è importante soprattutto questo.

Il male lavora in particolare sul terreno della convivialità. Laddove c’è comunione opera per dividere. La divisione, cioè il demonio, che ne è l’artefice, si diverte a frantumare la comunione, a distruggere quello che si è costruito anche con grandi fatiche. In un attimo tutto può cambiare al peggio se non si  è attenti nel preservare la comunione.

Bisogna essere prudenti perché lì dove ci sono fermenti di  divisione, il diavolo trova campo libero e può agire più in profondità. Ecco perché Gesù “ci manda a due a due”, affinché rimanendo l’uno accanto all’altro si pongano le giuste premesse per essere comunità.

Non vi può essere autoreferenzialità né individualismo, bisogna avere un’umiltà di fondo e la pazienza gioiosa di stare l’uno accanto all’altro, al di là di ogni protagonismo.

A riguardo Sant’Antonio da Padova affermava: “non io, io, io, ma Dio, Dio Dio, perché io ho vissuto, ma Dio ha compiuto attraverso me” e  noi potremmo completare affermando: “noi, noi, noi insieme con Dio”. Credo che questo, oggi, come non mai,  sia urgente  proprio per vivere quella fondamentale dimensione,  della sinodalità di cui il papa sempre ci parla.

Alla chiesa italiana, recentemente, papa Francesco ha rivolto l’invito a riprendere questo cammino iniziato a Firenze: “dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convegno di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare”.

Mi permetto di augurare a tutti un cammino da farsi insieme, mai in solitudine, nemmeno quando incombono limiti  e sofferenze. Gli aderenti al movimento apostolico ciechi, in questo senso sono esemplari, non un’associazione di categoria che guardi solo agli interessi dei non vedenti, ma una comunità aperta a tutti, ove ciechi e vedenti camminano insieme  - “a due a due” -  per fare un percorso durante il quale nessuno rimane indietro,  si sente di più o di meno dell’altro o si sente escluso.

Il camino del cristiano è affascinante perché tutti vengono inclusi e accolti e a tutti indistintamente ci si rivolge per seminare l’amore di Dio nei cuori di chi incontriamo nel cammino. 

don Alfonso GIORGIO



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