Usciamo dai nostri sepolcri e cambiamo vita

Pubblicato: 16/04/2022
Usciamo dai nostri sepolcri e cambiamo vita

Siamo ancora in cammino e andiamo idealmente con gli intimi di Gesù: “Maria di Magdala, e l’altra Maria”, con queste donne coraggiose che sono rimaste vicino a Lui fino all’ultimo andiamo al sepolcro. Lo facciamo allo stesso modo con cui si va a salutare una persona cara dopo la morte. Lo si fa per dare un ultimo saluto,  per l’ultima volta, l’ultimo pianto, nella prospettiva di elaborare il lutto e impegnarsi a dimenticare.

C’era un’aria strana quella mattina. Tanta tristezza nei cuori di quelle donne, ma anche tanta confusione alimentata da pensieri così confusi da introiettare solo sconforto e desolazione. Sembrava che la delusione avesse avuto la meglio. Una tristezza immobilizzante che rendeva tutto inesorabilmente inutile e invece un briciolo di speranza, quella piccola “speranza bambina” che è alimentata dalla Fede e dall’Amore per Gesù stesso si era fatta strada in quei cuori di donna. Qualche germe di speranza rimane sempre ed è questo che li fa camminare ancora e andare avanti. La speranza, virtù necessaria per il cristiano, ci fa andare avanti, talvolta, anche nelle situazioni difficili e tristi della nostra vita.

Il sepolcro è vuoto! Ecco la sorpresa di Dio! 

Dinanzi a quel vuoto, in quei momenti così carichi di emozioni si può anche sbagliare, si può prendere un abbaglio, come la Maddalena. Però dopo, rimanendo lì fuori a contemplare e a piangere presso quella tomba vuota, si capirà e si incontrerà il Risorto. Così è anche per noi, ci vuole tempo e pianto per capire.

Dovremmo chiedere al Signore il dono delle lacrime, come dice spesso papa Francesco. Le lacrime ci rendono sensibili e piccoli dinanzi al Mistero …. Anche noi potremmo ritrovarci nella situazione dei due discepoli, Pietro, il più anziano, e Giovanni, il più giovane, “quello che Gesù amava”, che dopo essere andati di corsa al sepolcro e averlo visto vuoto non vedono e non comprendono la grandezza di quel momento. Loro due hanno visto, ma non hanno capito. Anche per loro c’è stato bisogno di tempo per sintonizzarsi con quanto accaduto; il testo del vangelo lo conferma:  “non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.

Si, è proprio vero, occorre fare l’esperienza del vuoto della nostra esistenza, delle nostre tombe vuote, per poter aprire l’intelligenza e il cuore alla pienezza del messaggio di Pasqua!

C’è un vuoto, sì ma, in realtà, è pieno dell’amore di Dio per noi! Del resto se noi siamo qui è perché Gesù è risorto dai morti! Questo è il centro, il nucleo centrale del messaggio cristiano: il cosiddetto kerygma: “Gesù è morto ed è risorto” questo motiva la nostra fede! “Se Gesù non fosse risorto  - ci ricorda San Paolo - vana sarebbe la nostra fede”.

C’è grande stupore in quelle donne: Maria e Maria di Magdala lo cogliamo dalle reazioni:  “hanno portato via il mio Signore”. Dalla tristezza se pure nutrita da una piccola speranza allo stupore. Un grande stupore nel vedere il sepolcro vuoto. Si pensava ad un furto ma più che un furto, potremmo dire che è un acquisto. Al contrario i discepoli e le discepole del Signore  hanno ottenuto qualcosa di buono che alimenta la gioia. E’ la forza degli esclusi: la resurrezione! Questa è la forza degli esclusi dalla vita, nel cui cuore, all’improvviso, dilaga la speranza! Così si esprimeva don Tonino Bello e mi piace citarlo: è una forza che, in un certo senso, ci esorta ad imitare Gesù e ad  uscire dal sepolcro. E’ il Signore che ci dice: “esci dal tuo sepolcro! Esci! Tu che vivi nel tuo orgoglio, esci! Tu che vivi nella ricchezza e pensi di trovare solo nelle cose materiali la vera felicità, esci! Tu che non riesci a perdonare il tuo fratello, che covi odio e rancore per l’altro, esci dal tuo pessimismo e lasciati andare; lasciati guidare  dalla speranza! Ecco che la resurrezione diventa per noi una parola nuova, un pieno di Dio che riempie quel vuoto che, talvolta, caratterizza i nostri cuori!”.

don Alfonso GIORGIO



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