Infiltrazioni d’arte nei piatti gourmet di Filippo Cogliandro

Pubblicato: 24/01/2022
Infiltrazioni d’arte nei piatti gourmet di Filippo Cogliandro

La facoltà, e direi la peculiarità insita nell'uomo di stupirsi, di lasciarsi avvolgere e rapire dalla meraviglia del reale, ma anche di abbandonarsi e sperimentare la libera e audace "magia" della creatività.

Scaturisce da queste premesse il progetto Le Grandi Mostre d’Arte da un'idea di Elisabetta Marcianò Elmar - per un'inedita collaborazione, tra le sterminate costellazioni dell'estro, un dialogo tra arte e cibo: i noti sogni di artisti visivi verranno trasformati da un artista del gusto come lo chef Filippo Cogliandro in singoli elementi modulari gastronomici, dando vita a una vera e propria “arte-culinaria”, cibo ed arte in relazione per piatti unici e inediti che verranno inseriti nel menù.

Nell'affascinante cornice del Ristorante L’Accademia Gourmet in Reggio Calabria, prende origine un connubio sperimentale, attraverso il quale lo chef Filippo Cogliandro  reinterpreta importanti opere di artisti, di arte antica e di letteratura, un ponte ideale tra visione e gusto, tra l’ammirazione dell’opera d’arte e l’emozione nel sentirla viva, fragrante, dolce e sensuale; “sentirla”, con la complicità degli artisti per presentare un'opera prestata al gusto, interpretata dalla creatività dello chef Cogliandro: per cene uniche, magiche, che, pur mantenendo la poetica degli artisti rappresenta una lettura personale sulla relazione con la tavola; delicate trame e giochi di colore che non potremo mai, ma vorremmo, indossare come gioielli, segni contemporanei di fragilità che ognuno può adattare alla propria personalità, mondi fantastici fatti di giochi, di fate e di sogni che sembrano usciti dalle  resine, dalle colle siliconiche, dal colore ad olio e tempera ed allora, gustare per essere, per scoprire, suggestioni vive e meravigliose.

Preziosi “tableau” di sapori, profumi, forme e dolcezze, che si sciolgono sensualmente in bocca; il rincorrersi di forme e colori, dolci, allegri e giocosi, gusto e colore, che, trasformandosi in materia liberano le opere d’arte che hanno dato l’ispirazione, dalla loro funzione di ornamento per diventare un’opera d’arte, direttamente in tavola, dal gusto impareggiabile.

Filippo, come ti è venuto in mente una serie di  piatti “rubati” all’arte?

I piatti sono pensati per la carta al ristorante, un primo, un secondo, il dessert, piatti veri con i canoni veri di un piatto, non solo pensato ai fini dell’evento. Le tele delle opere, trasformate, sono un gioco di consistenze e tecniche dei prodotti della mia terra.

Da cosa nasce questa idea?

E’ stata una idea di Elisabetta Marcianò, un colpo di genio!

Dopo L’A Cena Dalì del luglio 2020 Elisabetta Marcianà, studiosa di arte e di cultura, mi ha comunicato l'idea di unire la cultura e l'arte con la mia cucina e l’ho accolta subito con grande entusiasmo. Mi stimolava fare qualcosa di nuovo, di diverso, di estremamente motivante, conoscere nuove forme d’arte per uno scambio di idee e di culture ma con lo stesso obiettivo, il bello e il buono.

Progetto divertente e nuovo, abbinare l’arte con la cucina... andrai sicuramente a qualche programma televisivo, cosa pensi degli chef in TV?

Riguardo gli chef in televisione credo che ormai si stia esagerando. All'inizio è stato positivo, creando molta attenzione verso il mondo della cucina, ma ora c'è troppa inflazione e informazione errata su quello che è realmente la cucina e un ristorante. Sacrificio, professionalità, esperienza, rigore, continuità, sono cose all'ordine del giorno che non sono percepiti attraverso i programmi televisivi.

Così giovane sei in corsa per una stella Michelin...

Per uno chef la stella Michelin è una cosa molto importante, è come un "timbro" di qualità e dal quale dipende tutto il lavoro del ristorante perché il servizio, l'ambiente, la cantina sono cose ugualmente importanti ai fini del risultato finale.

I tuoi progetti futuri?

Per il futuro c'è solo la voglia di fare bene e migliorare sempre. D'inverno approfitto per andare in giro a imparare cose nuove, tecniche, materie prime, conoscere e confrontarmi con persone nuove. Un arricchimento sì professionale ma anche umano, e il lavoro in cucina, secondo me, ha bisogno di sensibilità e rispetto per ciò che viene fatto: il lato umano è molto importante.

Come influisce il territorio della Calabria nella tua cucina?

Il territorio che mi circonda  è la mia terra, dove sono nato e cresciuto. Valorizzare i prodotti del territorio ha di base due motivi principali, il primo è identificarsi nella zona in cui si trova il ristorante l'altro è il piacere di lavorare i prodotti di "casa mia". L'obiettivo è cucinare il territorio, dalle materie prime importanti a quelle considerate “povere”, e lavorarle in modo da rispettare le esigenze dei nostri clienti. Una cucina semplice ma non scontata, una nuova cucina del mio territorio.

don Alfonso GIORGIO

 



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