San Lorenzo Dorsino: il borgo diffuso in Val d’Ambiez dove è rinata la falesia

Pubblicato: 15/10/2024

Alla scoperta del borgo di San Lorenzo Dorsino in Val d'Ambiez, dove la parete di arrampicata è tornata agibile grazie all'impegno della comunità locale. Molto creativa

 

 

San Lorenzo Dorsino: il borgo diffuso in Val d’Ambiez dove è rinata la falesia

Era una falesia  abbandonata. Oggi è la falesia ritrovata: “Un progetto di tutti e per tutti, per far rivivere uno spazio che è patrimonio collettivo”. A parlare è Simone Elmi, guida alpina di San Lorenzo Dorsino nonché presidente dell’associazione sportiva dilettantistica Dolomiti Open. “Negli anni Ottanta molti ragazzi hanno imparato ad arrampicare su questa parete. Poi, diventata di proprietà privata, venne chiusa e schiodata, al punto che fu ribattezzata appunto la falesia dimenticata“.

Con il tempo la natura, inevitabilmente, se ne era riappropriata, “ma la nostalgia e il desiderio di condividere questo luogo hanno fatto ripartire la sua storia”, prosegue Elmi. “La nostra associazione ha acquistato il terreno, ri-chiodato tutte le vie storiche e creato nuovi itinerari grazie alle donazioni raccolte tramite una campagna di crowdfunding. È un’esperienza unica al mondo, perché è la prima falesia privata resa pubblica e gratuita grazie all’impegno di chi ha contribuito al progetto di rilancio”.

San Lorenzo Dorsino è un borgo delizioso appoggiato su una terrazza all’imbocco della Val d’Ambiez, porta d’ingresso alle Dolomiti di Brenta, in Trentino La vallata, incassata tra pareti ripide, regala ai visitatori una preziosa testimonianza della presenza del mare da cui sono emerse queste montagne e degli organismi che lo abitavano: per sincerarsene, basta raggiungere il Cimitero dei fossili, pianoro a dieci minuti di camminata dal rifugio Cacciatore (cell. 331.84.82.279).

Ovviamente anche la falesia dimenticata ha la stessa genesi e infatti è composta da conglomerato, roccia costituita da sassi e sabbie provenienti dai fondali marini. “Ora la parete è aperta tutto l’anno”, sottolinea Elmi, “ed è adatta sia ai principianti, sia agli esperti in grado di affrontare il grado 8a”, che richiede forza e abilità. Guide alpine sono a disposizione di chi vuole imparare le basi dell’arrampicata o migliorare la propria tecnica. “E dato che uno dei principi di Dolomiti Open è l’inclusività, la palestra naturale di roccia è fruibile anche da climber con disabilità, che qui possono cimentarsi in tutta sicurezza”.

La Falesia Dimenticata a San Lorenzo Dorsino: una palestra per tutti

La falesia è affacciata sulle gole del fiume Sarca e sotto di lei sgorga una sorgente d’acqua. Nel prato ai piedi della parete rocciosa si può fare un picnic ammirando chi si arrampica, magari dopo avere acquistato da un  banchetto sistemato strategicamente in zona i prodotti bio di Patrizia Bordati, titolare dell’azienda L’Orto di mamma Patty.

L’area è attrezzata: proprio sfruttando l’acqua della sorgente sono stati realizzati i servizi igienici per i numerosi frequentatori della falesia. “Ma i lavori non sono certo finiti”, chiosa Simone Elmi. “Oggi le vie da scalare sono una trentina, l’obiettivo è raddoppiarle. Per farlo abbiamo lanciato un nuovo crowdfunding e con i suoi proventi vorremmo realizzare anche un’area ludica proprio alla base della parete”.

Operazioni come questa sono fondamentali per garantire un futuro ai territori intermedi tra le Dolomiti più celebrate e turistiche e le zone congestionate e poco attraenti di fondovalle. Montagne di mezzo le ha definite Mauro Varotto, docente di Geografia dell’Università di Padova, in un saggio pubblicato da Einaudi: “Non sono solo una realtà altimetrica”, scrive Varotto, “bensì luoghi che tengono insieme passato e futuro, rilanciando un’idea di abitare che concilia istanze climatiche sempre più stringenti, nuove energie sociali e modelli virtuosi di gestione e sviluppo della montagna”.

San Lorenzo Dorsino: il borgo diffuso in Val d’Ambiez 

È la fotografia, perfettamente a fuoco, di realtà come San Lorenzo Dorsino, borgo diffuso nato dall’unione di sette ville, cioè sette piccole frazioni. Ognuna conserva ancora caratteri distintivi, mantenendo gelosamente la propria festa patronale e la propria chiesetta, che talvolta ospita pregevoli opere d’arte.

Come i colorati affreschi realizzati dai Baschenis, stirpe di pittori itineranti bergamaschi attivi nelle valli delle Giudicarie tra il 1450 e il 1550, che arricchiscono la chiesa di San Giorgio nella frazione di Dorsino. O l’altare ligneo dorato del XVII secolo, che nobilita una cappella della chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano a Pergnano.

Ogni villa ha anche la sua fontana di pietra, anch’essa considerata sacra in quanto dimora dell’acqua, fonte di vita. Una passeggiata nelle silenziose stradine acciottolate delimitate da muretti a secco consente di ammirare antiche case rurali articolate su più piani, dove ogni livello è destinato a un capitolo della vita contadina: la cantina, le stalle per gli animali, le stanze degli uomini e, all’ultimo piano, le aie coperte dove venivano fatti essiccare fieno e cereali.

Le artiste e artigiane di Paesaggio U-mano del borgo

In alcune di queste abitazioni tradizionali oggi vivono creativi che hanno scelto di puntare tutto sulle loro passioni e abilità tecniche. Fra le storie più intriganti c’è quella di un gruppo di donne che si sono rimesse in gioco, proponendo quello che sanno fare, e con il loro esempio hanno contagiato altre donne: non è ancora un’associazione, ma intanto ha già un nome, Paesaggio U-mano del borgo.

Per ora raggruppa una decina di artigiane e artiste: fra queste la wood disegner Claudia Bosetti, 24 anni, che con le sue mani crea ciotole portaoggetti e lampade, orecchini e braccialetti, collane e altri monili: tutto con il legno. “Ho imparato a lavorarlo fin da bambina grazie a mio padre e a mio fratello, entrambi falegnami”, racconta Claudia, che non nasconde l’amore per questo splendido materiale.

Nascono così creazioni che rinnovano la tradizione artigiana con un design innovativo. Naturalmente ogni oggetto è un pezzo unico. “Utilizzo il cirmolo”, prosegue Claudia, “legno profumatissimo e ricco di essenze benefiche. Oggi viene usato nelle camere d’albergo e nelle saune, ma le nostre nonne lo impiegavano già per costruire culle per i neonati e riempivano dei suoi trucioli i materassi, perché aiuta a riposare meglio”. Del resto, il cirmolo è ricavato dal pino cembro, dalle ben note proprietà balsamiche.

Altre donne di Paesaggio U-mano del borgo, altre storie. Come quella della feltraia Ierta Flori, anche lei affascinata dal materiale usato nei suoi lavori: “Il feltro è nato per caso”, racconta, “quando i pastori si accorsero che la lana persa dalle loro pecore lungo i sentieri, bagnata dall’acqua e calpestata, diventava un magnifico materiale impermeabile”. Le sue creazioni sono divertenti, come i vasetti di fiori dai mille colori o i teneri cuori imbottiti.

Valentina Franchi, 32 anni, è invece una pittrice autodidatta, stregata dai colori sin dall’infanzia: autrice dallo stile personalissimo, dipinge a mano scorci del paese e altri motivi ornamentali su calamite, coppi e orologi. Tutto, sempre, nel rispetto della tradizione, usando materiali locali ma con fantasia.

L’azienda agricola Il Ritorno

Segue questo spirito anche l’azienda di Anita Ciccolini, che pratica l’agricoltura biodinamica coltivando erbe officinali e frutti, poi trasformati in infusi e prodotti cosmetici. Il Ritorno, il suo agriturismo, ha ottenuto la prestigiosa certificazione Arca (Architettura comfort ambiente), che garantisce la qualità delle costruzioni in legno: per realizzarlo sono state impiegate solo essenze locali, come il larice.

Qui la sorpresa è poter assaggiare cocktail che profumano di fiori, mixati con i prodotti che si coltivano in azienda, da degustare magari con l’accompagnamento di qualche fettina di ciuìga del Banale, presidio Slow Food.

Si tratta di un salume nato nella seconda metà dell’Ottocento, quando la povertà spinse a ideare un insaccato con poca carne e tanta rapa bianca, che matura nei campi nel periodo autunnale. Lo stesso in cui vengono macellati i maiali.

Ancora una volta, tradizione e rispetto per l’ambiente vanno a braccetto: una lezione del passato da non dimenticare. Anzi, da tenere ben viva. “Una realtà come la nostra”, conferma Simone Elmi, “avrà un futuro solo se riuscirà a mantenere saldo questo equilibrio”.

Fonte: https://viaggi.corriere.it/weekend/san-lorenzo-dorsino-trentino



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