Tradizioni Natalizie a Potenza

Pubblicato: 15/12/2021
Tradizioni Natalizie a Potenza

Potenza è una città dall’alto profilo storico e culturale che merita di essere percorsa e conosciuta, impreziosita da storiche chiese e preziose piazze, musei e gallerie d’arte, palazzi signorili e antiche porte medievali. E poi il Teatro Stabile, che domina la centrale Piazza Mario Pagano e, ancora, la cosiddetta Torre Guevara, quel che resta del vecchio castello. Da oltre due secoli, è Potenza città Capoluogo della Basilicata, il più alto d’Italia, con i suoi 819 metri di altezza sul livello del mare. Elegante, ma accogliente, confidenziale, ma solitaria, Potenza città Capoluogo è intima, gelosa delle architetture moderne e antiche che la attraversano e del suo millenario centro storico, fatto di vecchi e nuovi edifici che si inerpicano, sovrapponendosi alle piazzette, ai vicoli dell’antico nucleo medievale e alle scale d’un tempo, oggi affiancate da quelle meccanizzate. Per questa sua conformazione Potenza è anche detta “Città verticale”. Qui la vita scorre tra via Pretoria, nel gergo potentino denominata “sopra Potenza”, proprio perché collocata su di un colle, e la zona più moderna che si estende sull’altro versante del Fondovalle, intorno all’area pianeggiante segnata dal corso del fiume Basento. Tra centro e periferia, negozi di buon livello e locali di ogni ispirazione rendono Potenza città Capoluogo viva e intraprendente per gli amanti dello shopping e per quanti vanno alla ricerca di una pacata mondanità, soprattutto nel periodo delle feste ed in particolar modo quello natalizio. Ovviamente Natale non è solo far memoria della venuta del Salvatore in mezzo a noi, con la messa di mezzanotte il giorno 24, ma soprattutto l’incontro delle famiglie, lo stare insieme a tavola nei giorni di festa. Ecco, allora, che non si può non parlare dei piatti tipici potentini che ne contraddistinguono la gustosa cucina, consistenti in pietanze semplici e genuine tramandate dal mondo contadino, come gran parte della tradizione lucana.

Tra i pilastri della tradizione culinaria, ci sono salumi e latticini di grande pregio, ma sulla tavola troneggia anche la pasta fatta in casa: cavatelli e fagioli, lagane e ceci, strascinati con peperoni cruschi con una spolverata di cacio ricotta, ravioli al ragù. Tra i secondi, i piatti tipici potentini vedono protagonisti dei banchetti l’agnello, seguito dal capretto, ma anche da carne di maiale fresca o stagionata, sotto forma di salumi saporiti cui nessuno sai rinunciare, soprattutto nel periodo natalizio.

Oltre all’ottimo vino Aglianico del Vulture Doc, dal sapore intenso e corposo, sulla tavola potentina non manca mai la Gassosa Avena, esclusiva bevanda prodotta proprio nel capoluogo lucano dai primi del Novecento, e difficile da trovare altrove, che rende più gustoso ogni pasto esaltandolo con il suo sapore inconfondibile.

Pur non potendo annoverare un dolce tipico, la cucina potentina vanta diverse specialità: dalle chiacchiere ai biscotti con la glassa o con le mandorle e, durante il periodo natalizio, i calzoncelli con le castagne e le cestarelle. Gustare per credere!

Un tempo, i contadini del territorio potentino mangiavano quasi sempre gli stessi cibi durante tutto l’anno e soltanto nelle feste solenni potevano vedersi sulle loro tavole qualche pietanza diversa e più elaborata, gustosa e golosa. Non ci dobbiamo meravigliare, quindi, se essi aspettavano con tanta ansia il Natale e la Pasqua per accedere nel mangiare a cibi più complessi e gustosi, ma sempre e comunque, limitati a provviste caserecce e preparati dalle proprie massaie e mogli.

Il caratteristico pranzo natalizio del contadino iniziava col tradizionale “piccilatiedd” che era la pietanza più rappresentativa sulla mensa in quella festività e può essere paragonato all’attuale panettone. La Vigilia di Natale, i nostri antenati digiunavano tutto il giorno per poter meglio gustare “lu lippciliatedd” nel pranzo della sera. Difatti, nella sera tarda, cessato l’allegro e lungo scampanio delle chiese, ogni famiglia si metteva a tavola. Il posto d’onore spettava al capo famiglia. Prima di cominciare a mangiare si recitava il Padre Nostro e l’Ave Maria e dopo il Capo famiglia dava la benedizione e gli auguri alla sua famiglia che ricambiava rispettosa con espressioni di riverenza ed affetto; i giovani ed i più piccoli gli baciavano la mano. Si iniziava a mangiare portando in tavola “lu picciliatiedd” che il capo famiglia provvedeva ad affettare.

Il pranzo continuava con “vemiciedd cu agliu e oglie” (vermicelli conditi con aglio e olio) ed infine pesce, e sempre pesce a zuppa, fritto o arrostito. Non tutti però potevano permettersi il pesce: tanti si accontentavano del Baccalà di qui il detto “lu baccalà pure è pesce” (il baccalà è anche pesce); il pranzo si concludeva con finocchi, frutta verde e dolci fatti in casa: zèppele, chienile, stroufole.

Ci si intratteneva a tavola spiluccando frutta secca: mandorla, noci e nocelle, tanto per poter ancora bere del vino con “l’ucciole” e la “iàsca” col cannello “fascènn’ la canaèdda”.

A Natale non si beveva certo il vinello, bensì il vino migliore della cantina. Quando poi, si incominciavano ad udire i primi tocchi di campana, il pranzo si terminava e la famiglia, a gruppi, si portava alla propria chiesa per assistere alla sacra cerimonia della notte di Natale e vedere nascere Gesù Bambino.

Nel giorno di Natale, invece, i piatti caratteristici e tradizionali erano: Minestra Maritata e Strascinati. La minestra maritata era un miscuglio di verdure campestri (fuòglie) che si facevano cuocere nel brodo di gallina o salami saporitissimi con formaggio grattugiato e a pezzetti.

Gli strascinati, poi, rappresentavano il cibo più squisito delle nostre usanze. Come secondo piatto, si mangiava un gallo o una gallina o in mancanza polli, conigli, carne di maiale e suoi derivati. Tutti cibi caserecci. 

Il Pranzo natalizio che durava per varie ore proseguiva, come la sera della vigilia, con frutta fresca e secca, con dolci natalizi ed abbondante vino. Ancora oggi vengono mantenute queste tradizioni.

Don Pierluigi VIGNOLA

Parroco-missionario della

Missione Cattolica Italiana "Madonna di Loreto" Amburgo



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